PORTOLE

PORTOLE

Portole (Oprtalj), villaggio nei pressi di Montona, sede comunale, latitudine 45gradi 23' N; 13gradi 50' E; 378 m sopra l'altezza del mare, ha 118 abitanti (nell'anno 2001). Collocata su una piccola collina, ai margini di un altipiano, sopra la valle del fiume Quieto, a sud una strada collega Portole a Levade e Montona, mentre a occidente e collegata con Buie.

È centro di un montuoso spazio calcareo chiamato il Nord buiese. Gli abitanti si occupano quasi esclusivamente di un'agricoltura tradizionale sulle superfici terrazzate dei pendii, mentre una minoranza è occupata nel terziario del villaggio e nei suoi dintorni. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il villaggio fu quasi totalmente abbandonato.                            Il villaggio ha una caratteristica tipica di castelliere, e la zona era stata abitata pure ai tempi dei Romani, (sono stati ritrovati alcuni vecchi scritti). Nelle fonti scritte per la prima volta fu nominato nel 1102, col nome di Castrum Portulense, quando fu sottomessa al patronato dei patriarchi d'Acquilea. I Veneziani, lo conquistarono nel 1420, d'allora fino al 1779 fu parte del sistema di difesa del confine della Repubblica di Venezia in Istria.  Nel XVI e nel XVII secolo fu colonizzato dalle popolazioni Croate della Dalmazia che scappava davanti agli Ottomani. I reperti delle fortificazioni veneziane sono parzialmente conservati. La porta d'entrata del XVIII, tramite la quale si entra nel villaggio esiste ancora.  Sulla cima della collina è ubicata la chiesa di San Giorgio, un edificio del tardo gotico a tre navate con una abside poligonale, costruito dal Maestro di Kranj (1526). La chiesa è ricca di sculture in marmo e di quadri del XVII e del XVIII secolo (le botteghe o l'influenza di V. e B. Carpaccio, il quadro sull'altare B. D'Anne.  Le sculture sull'altare principale si attribuiscono (si ascrivono) a G. Bonazzi  e a Callida, il vecchio organo, (sostituito con un nuovo). In adiacenza della chiesa c'era il Palazzo comunale distrutto nella Seconda Guerra Mondiale. Nella chiesa romanica di Santa Elena sono conservati i murali del Clerigino di Capodistria (XV-XVI secolo). Nella chiesa di San Leonardo i murali si attribuiscono a un maestro anonimo, appartenenti alla prima metà del XV secolo. Nella chiesa di San Rocco i murali si attribuiscono al maestro Antonio di Padova. La più importante e la più rinomata è la chiesa di Santa Maria , nella quale si trovano i quadri  del ciclo di quattro pittori della metà del XV secolo: Clerigino III., l'anonimo maestro del tardo gotico il così detto maestro Multicolore e di un altro anonimo maestro.

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